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Brexit: ecco cosa è cambiato per gli italiani

Brexit: ecco cosa è cambiato per gli italiani

La Brexit, ovvero l’uscita dall’Unione Europa dell’Inghilterra, è stata a lungo sostenuta dalla popolazione che, già nel 2016, espresse il suo assenso tramite un referendum: il 51% degli inglesi, infatti, si mostrò favorevole soprattutto perché ritenevano che l’ingresso nell’UE non avesse apportato benefici, ma solo un incremento dell’immigrazione.

In realtà, l’uscita dall’Unione Europea si è realizzata solo il 31 dicembre 2020. Questa mossa ha avuto una serie di conseguenze sia a livello politico, sia economico e anche per i cittadini italiani è cambiato qualcosa dal momento che oggi l’UK, è considerata un paese straniero come gli Stati Uniti o la Cina.

Viaggiare, lavorare e studiare in UK

Uno dei maggiori cambiamenti apportati dalla Brexit riguarda l’ingresso nel Paese: infatti, dal  1° gennaio 2021, se si vuole passare un periodo di tempo di 3, 6 o più mesi in UK, sarà necessario essere in possesso di un visto.

I cittadini italiani che vogliono lavorare in Inghilterra, dovranno necessariamente adeguarsi a un complesso e preciso sistema a punti. Si potrà ottenere il visto lavorativo e i relativi punti in base alla propria qualifica, alla conoscenza della lingua, al livello di stipendio e alla necessità di ricoprire quella posizione. Per ottenere il visto bisogna pagare dalle 600 alle 1600 sterline, ma ci sono delle agevolazioni per i profili altamente qualificati. Questo vuol dire che, attualmente, se si vuole andare a Londra per lavorare come cameriere, sarà molto più complesso.

Questa situazione ha avuto un grande impatto anche per tante aziende, quali Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e Banca d’America, solo per citarne alcune, che stanno spostando le loro sedi dall’Inghilterra in altre località UE dove non vigono tanti vincoli.

Chi è già residente in UK non ha particolari problemi, e potranno infatti beneficiare degli stessi diritti previsti per i Britons, ma solo se si ha ottenuto il visto “Eu Settlement Scheme”.

I residenti in Inghilterra da oltre cinque anni potranno inviare una richiesta online per ottenere il visto “settled status” che da diritto alla sanità pubblica, alla pensione e a poter viaggiare liberamente dall’Italia al Regno Unito.

Spedizioni e importazioni dal Regno Unito

La Brexit ha sancito la fine del mercato unico per il Regno Unito e, quindi, ha posto dei limiti alla circolazione delle persone e delle merci, dato che sono venute meno le tariffe agevolate e l’assenza di barriere.

Per questo motivo, anche fare delle spedizioni in Inghilterra con corriere può risultare problematico perché i pacchi possono avere dei dazi doganali, è necessario la compilazione di alcuni moduli per l’esportazione e anche i tempi per la consegna possono subire dei ritardi e arrivare fino a 6 giorni lavorativi, soprattutto per le zone limitrofe del Paese.

Prima di effettuare una spedizione per l’Inghilterra, bisogna allegare questi documenti: un fattura Pro Forma, se si tratta di merce commerciale, la dichiarazione di libera esportazione insieme a una copia del documento d’identità e del codice fiscale del mittente.

Se si vuole spedire della merce in UK, quindi, è importante affidarsi ad aziende specializzate che possono garantire consegne rapide e sicure. Inoltre, è importante scegliere servizi innovativi che consentono di tenere traccia del pacco in ogni momento tramite smartphone.

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